L'opera di Romano Pascutto

Romano Pascutto ha svolto un'intensa attività letteraria per tutto l'arco della sua vita. Poeta in lingua e in dialetto, ha lasciato poesie e poemetti memorabili, ma anche scritti teatrali, romanzi e racconti di notevole efficacia narrativa. In particolare si segnalano i romanzi La lodola mattiniera (Padova 1977) e Il Viaggio (Padova 1979) e il volume di racconti, ispirati da un'esperienza come giudice popolare, Il pretore delle baracche (Milano 1973).

Gran parte dell'opera di Romano Pascutto è raccolta nei 4 Tomi dell'Opera Omnia (3 + 1 di prossima uscita) editi dalla Marsilio Editori

L'acqua, la piera, la tera 

I° - L’ACQUA, LA PIERA, LA TERA

E ALTRE POESIE a cura di Antonio Daniele (1990)

Si raccolgono in questo volume tutte le poesie nel dialetto di S. Stino di Livenza (Venezia) edite da Romano Pascutto nell'arco di trent'anni, a cominciare dalla silloge L'acqua, la piera, la tera (apparsa nel 1982, con un'importante premessa di Andrea Zanzotto), che, pur postuma, esprime in forma antologica l'ultima volontà dell'autore, fattosi raccoglitore e selezionatore dei suoi testi più significativi. In essa sono rappresentate al massimo grado le due tendenze più proprie della poesia di Pascutto: quella lirico-narrativa, testimoniata in particolare dai poemetti Storia de Nane (edito la prima volta nel 1963) e La Gigia, esempi di storie individuali di derelitti travolti dalla guerra; e quella più propriamente lirica, testimoniata dalle sezioni L'acqua, la piera, la tera e Tempo de brumesteghe (che aveva dato il titolo anche ad un precedente volume del 1971, comprensivo di tutti i poemetti maggiori, anche di Birt a l'inferno, poi escluso dalla raccolta finale).

Accanto a questi nuclei principali, corrispondenti a due fasi in diverso modo compendiarie della poesia di Pascutto, si raccolgono qui anche tutte le altre prove dialettali intermedie, a cominciare dalle liriche politiche «venete», non ancora precisamente «sanstinesi», presenti in Cammino e canto con loro (1953), fino al poemetto I muradori (a corredo di un catalogo di dipinti di Remo Pasetto, 1972) e alle liriche a sfondo personale e intimistico delle raccolte duplici (in italiano e in dialetto) della Crosera de i zingani (1974) e di Foie de tilio (1981).

A tutto questo materiale, già noto ma non facilmente accessibile, si aggiunge qui una prima scelta di poesie inedite (specie di carattere rievocativo, autobiografico e familiare), scelte tra tante altre ritrovate tra le carte del poeta.

L'intento è di offrire al lettore il quadro complessivo di un'attività lirica appartata e solitaria, diversa ma non indifferente ai grandi modelli veneti concomitanti (Giotti, Marin, Noventa, per fare dei nomi) e non sorda neppure ad esperienze europee, specie simboliste: tale da porsi, per forza nativa, non certo per moduli imitativi, fra le voci poetiche di spicco della poesia vernacola (e non solo vernacola) del nostro Novecento.

Copertina 2° tomo

II° - IL PRETORE DELLE BARACCHE, LA LODOLA MATTINIERA, IL VIAGGIO

 

ROMANZI EDITI a cura di Saveria Chemotti (1996)

In questo secondo volume delle Opere complete si ristampano le opere narrative edite da Pascutto finché era in vita e che sono: il volume di racconti II pretore delle baracche (Milano, Vangelista, 1973) e i due romanzi La lodola mattiniera e II viaggio (Padova, Rebellato, 1977 e 1979).

La sua vocazione alla narrativa si è già fatta annunciare dalle tracce vistose disseminate nei suoi testi poetici, in dialetto e in lingua, ed è testimoniata dal severo lavoro di progettazione e di revisione a cui sottopone la sua scrittura creativa. Pascutto diventa in queste opere cantore appassionato e fedele di una cultura, di una comunità e di un territorio che sono parte della sua e della nostra storia.

Così se i racconti costruiscono una singolare galleria di ritratti in cui spiccano le figure femminili, le «tante marie venete» costrette tra sacrificio e disperazione, i due romanzi intrecciano in modo originale vero-vissuto e invenzione per proporre con la storia di Fiorenzo Santin (protagonista giovane, nel primo, e vecchio, nel secondo, in un periodo compreso tra gli anni venti e i settanta), le tensioni, le speranze e le trasformazioni di una comunità di contadini o di ex contadini, mezzadri e braccianti senza terra, che lavorano quella accumulata dagli agrari nella zona della «Bassa veneziana» tra Livenza e Sile.

Romanzi d'impianto realistico, ma anche di formazione, caratterizzati da un grande vigore morale, essi compongono, anche attraverso la ricca espressività della loro prosa, il ritratto di un nuovo contadino veneto «lento, ma costante», tenace e solidale, religioso per scelta, per consuetudine e per necessità, legato ai valori della famiglia, del lavoro e della natura, ma pronto a sacrificarsi in nome della propria fatica e dei propri diritti. A capo chino per la miseria, non per la sottomissione.

 

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III° - NOSTRO TEMPO CONTATO

E ALTRE POESIE EDITE E INEDITE a cura di Antonio Daniele (2003)

Con questo terzo volume delle Opere complete di Romano Pascutto si offrono al lettore le liriche in italiano di Nostro tempo contato (1972), il poemetto L'angelo di ferro (1975), nonché le rispettive sezioni «italiane» di Cammino e canto con loro (1953), della Crosera de i zìngani (1974) e di Foie de tilio (1981). A questi si aggiunge la raccolta inedita Poeta sotto la dialisi (1981-1982): l'ultima delle tante allestite dall'autore e rimaste, in gran parte, senza esito editoriale.

Il Pascutto più memorabile è stato sinora (anche nell'affezione degli estimatori) quello espressosi nel dialetto nativo di S. Stino di Livenza. Senza capovolgere questa radicata convinzione, si intende affermare qui la pari dignità - almeno dal punto di vista dell'autore - delle sue diverse modalità di espressione e portare un po' di luce anche sul lato rimasto in ombra della sua personalità. Il lettore sarà sorpreso di trovare anche nelle poesie in italiano di Pascutto gli stessi stimoli e le stesse pulsioni che fanno degna di nota la poesia in dialetto, e in ogni caso quella immediatezza e limpidezza di dettato che caratterizza ogni sua manifestazione lirica.

Nella poesia di Pascutto convivono due istanze prioritarie, che contrassegnano la sua vita e il suo fare poetico: la passione umana e civile e la moralità sentenziosa. Partito da posizioni letterarie di fiancheggiamento politico e di impegno nel campo della sinistra, Pascutto ha via via affinato la sua poetica anche aprendosi all'introspezione intimistica, all’allusività simbolica, alla satira epigrammatica, sempre però fondate su un realismo espressionistico-narrativo, ridotto alla fine anche a pure, fulminanti «illuminazioni». Tale percorso è proprio di tutta la produzione poetica di Pascutto, in dialetto e in lingua. Con le opere riprese in questo volume (o qui pubblicate per la prima volta) si viene come a completare il quadro di una duplice personalità, a chiudere il cerchio che altrimenti sarebbe rimasto imperfetto.

Copertina TEATRO - Romano Pascutto

IV° - TEATRO

 

a cura di Lorenzo Mucci

Con questo quarto volume delle Opere complete di Romano Pascutto, dedicato al teatro, si completa idealmente il panorama dell’opera del grande poeta sanstinese.
Se, come ricorda Antonio Daniele, «nella poesia di Pascutto convivono due istanze prioritarie, che contrassegnano la sua
vita e il suo fare poetico: la passione umana e la moralità interiore», nella produzione teatrale si fa alto il desiderio di entrare nel merito delle vicende storiche e politiche che hanno contraddistinto la storia italiana - e quella veneta in particolare - in un arco di tempo che va dal Risorgimento al secondo dopoguerra.

La sua figura di poeta - soprattutto - si impone come una delle più significative della cultura italiana del ’900. Di lui, Andrea Zanzotto diceva tra l’altro: «Non c’è dubbio che a Romano Pascutto va riconosciuto un vero e proprio magistero nel campo della poesia dialettale di questo dopoguerra [...] se è vero che ogni poeta dialettale è colui che salva l’anima più profonda, il segreto senso dell’identità di un gruppo sociale vivente in una certa zona d’Italia, Romano Pascutto, che ha dimostrato di saper mobilitare tutte le risorse della lingua della sua terra, quella di S. Stino e della bassa Livenza, e darne un vastissimo affresco costituito di piccoli, densi quadri, ha assolto pienamente a questo compito».

Così nel teatro, nella visibile traccia di un percorso che lascia dietro di sé immagini stupefacenti dell’umana condizione dei protagonisti - uomini e donne - di tante generazioni di disperazione, fatica e morte.

Nelle opere teatrali comprese in questo volume, che esce a ridosso delle celebrazioni per il primo centenario della nascita di Romano Pascutto, lo scrittore assembla la gente del popolo alla nobiltà campagnola che governa i destini e la vita stessa dei derelitti che ne abitano le terre. Ogni volta, entrando nel vivo delle storie attraverso indagini speculari alla società del tempo nel quale si inquadrano le sue commedie. Così come nei suoi testi letterari, nei quali, come ancora ricorda Zanzotto, «vi è l’incoercibile fiorire della lingua nella sua “individualità”, che è insieme verbo e terra».

Il curatore del volume - Lorenzo Mucci - propone qui un florilegio di quindici commedie estrapolate dall’archivio storico dell’autore, che ne raccoglie una quarantina, depositate presso il Comune di S. Stino di Livenza. Riteniamo così di aver doverosamente contribuito alla salvaguardia e alla pubblicizzazione di un fondamentale capitolo della cultura della nostra terra.

Data creazione: 25-06-2020    |    Data ultima modifica: 25-06-2020

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